La sposa dell'inquisitore by Jeanne Kalogridis

La sposa dell'inquisitore by Jeanne Kalogridis

autore:Jeanne Kalogridis [Kalogridis, Jeanne]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Historical, Fiction
ISBN: 9788830441484
editore: Longanesi
pubblicato: 2014-11-04T23:00:00+00:00


Quella sera Gabriel rincasò tardi. Mezz’ora dopo l’orario consueto udii un rimbombo di ruote sui ciottoli fuori dalla mia stanza. Scostai le tende e guardai la carrozza nera che varcava il cancello. All’inizio temetti che la carrozza di Isabella fosse venuta a prendermi troppo presto ma prima che scomparisse, scorsi l’emblema dipinto sulla porta: la croce gigliata bianca e nera sopra il motto LAUDARE, BENEDICERE, PRAEDICARE. Con addosso l’abito di velluto blu e un cappello rigido in tinta, ornato di perline come del resto la mia treccia, uscii dalla stanza, attraversai l’anticamera e restai a guardare il cortile dalla loggia coperta. Frate Hojeda, una grossa chiazza bianca avvolta da un mantello nero, attraversò la loggia diretto alla sala da pranzo a una velocità sorprendente per la sua mole. Persino da quella distanza il rumore secco della porta della sala che si chiudeva rivelò il suo umore. Gabriel non era con lui.

Lasciai che Máriam mi coprisse le spalle con un mantello blu – non faceva particolarmente freddo ma il cielo era nuvoloso e stava cadendo qualche goccia sul terreno polveroso – e mi affrettai a percorrere il cortile deserto, diretta alle sale. Lasciai frate Hojeda tranquillo in sala da pranzo e decisi di attendere in un salotto vicino, con la porta aperta in modo da vedere mio marito quando fosse rientrato. Il salotto era vicino alla cucina; con la porta socchiusa ero nascosta nell’ombra, in grado di vedere solo l’ingresso della sala da pranzo e di sentire chi si trovava al suo interno. Udii frate Hojeda chiedere impaziente del vino. Poi i passi pesanti di Lauro in cucina, accompagnati da un tintinnio di vetro e dal gorgoglio di un liquido, e infine la sua camminata strascicata mentre si avvicinava alla sala.

«Quando tornerà Gabriel?» domandò autoritario Hojeda e Lauro gli rispose qualcosa d’incomprensibile. Il frate insistette affinché, al suo arrivo, Gabriel andasse subito in sala da pranzo senza lavarsi la faccia e le mani prima di cena.

Lauro si diresse di nuovo in cucina.

Il sole stava tramontando e portando via con sé il calore. Il salottino era privo di caminetto e presi a muovere le gambe per scaldarmi, restia a chiudere la porta perché in quel modo non avrei più sentito quanto sarebbe trapelato dall’incontro dei due fratelli. Un quarto d’ora dopo una seconda carrozza imboccò rumorosa il viale di mattoni e ben presto Gabriel comparve nella loggia coperta con la testa china e un’aria cupa, assente. Si sarebbe avviato verso il cortile e le sue stanze, ma Lauro uscì dall’ingresso posteriore della cucina per intercettarlo.

Il servitore si trovava a una decina di passi di distanza e mi dava le spalle. A causa della gobba era più basso e vidi quindi distintamente il volto pallido e accigliato di mio marito sovrastare il collo e le spalle da gladiatore fin troppo grosse. Le parole di Lauro lo resero ancor più cupo. Sbuffò, si girò ed entrò in sala da pranzo.

Non appena fu scomparso al di là della porta, frate Hojeda cominciò a parlare con tono grave, basso e costante.



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